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In Italia più di 1 persona su 5 soffre di almeno un disturbo mentale, i più comuni sono ansia e depressione. Tuttavia, solo 1 persona su 3 affetta da questi disturbi riceve cure mediche adeguate.
Il 45% delle persone di età compresa tra 16 e 25 anni lamenta ansia e disagio quotidiano.
Maria Walsh, membro del Parlamento europeo, ha dichiarato:
Mentre i disturbi di salute mentale possono colpire chiunque, indipendentemente dalla nazionalità, dal contesto socioeconomico, dal genere o dall’etnia, i giovani e le popolazioni più vulnerabili possono sperimentare livelli sproporzionati di disagio e richiedere maggiori livelli di supporto”.
L'Italia riserva il 3% della spesa sanitaria alla salute mentale e si colloca al nono posto nella classifica della qualità dell'assistenza sanitaria per i disturbi mentali nelle varie nazioni europee.
Le maggiori vittime del disagio sono le donne, che denunciano una condizione peggiore rispetto agli uomini in tutte le fasce di età.
Questa è la storia di Claudia. Giovane, bella, fragile e del nostro incontro per mettere in immagini i suoi sentimenti, il suo dolore, la sua forza.
I disturbi mentali sono invisibili ma devastanti.
Parlarne è un passo per aiutare chi ne soffre a sentirsi meno invisibile, meno solo.
Questo progetto racconta la battaglia quotidiana della mente attraverso il corpo.
Senza edulcorare, senza abbellire, a volte basta una stanza per raccontare la storia di una vita.
Di seguito alcuni dei pensieri di Claudia emersi dopo aver visto le foto:
Cosa succede quando vieni vista? Questo è uno scorcio nella vita di una giovane donna che
soffre di disturbi della salute mentale, altrimenti noti come disturbi invisibili, che lei, invece, ha
visto fin troppo bene. In mezzo a queste quattro mura il suo silenzio prende voce e urla che
anche il suo dolore ha il diritto di esistere e di essere curato, anche se non lo vuoi vedere.
1. La sensazione di vederti ridere con tutto il cuore dopo aver dimenticato da chissà quanto
tempo di apparire così serena, eppure continuare a scorgere tutto il blu(es) di cui gli ultimi tre
anni si sono impregnati, rendendo quelle labbra un sorriso in cui volteggia la malinconia.
2. Le temute pillole. Quei milligrammi che tutti ti hanno fatto credere fossero superflui, eppure ti
hanno salvata. Le temute pillole. Quelle capsule colorate che hai sempre pensato di non meritare,
che hai sempre pensato il tuo dolore non ne valesse. Le temute pillole.
3. Quanto ancora devo stringere questa gonna perché tu veda i segni che vuoi vedere per
certificare il mio dolore? Quanto ancora devo stringere la gonna perché tu mi creda per davvero?
Perché tu (perché io?) possa legittimare un disturbo fisicamente invisibile, ancora.
4. Odio questa immagine. Non riesco a guardarmi mentre faccio quello che ho sempre avuto
paura di fare. Perdere il controllo sotto i miei piedi, ridere ad alta voce, mostrare il mio corpo,
senza un filtro a disposizione. Odio questa immagine. Vorrei coprire questo corpo, tenere
entrambi i piedi fermi e mai osare lasciare il suolo, nascondere i denti e stare in silenzio, osando
non disturbare nessuno.
5. Come ti senti a saltare per la prima volta e a lasciare andare il controllo? È come tagliarti i
capelli e vedere il vero superfluo cadere e andarsene, lasciare te andare, alleggerire la tua
esistenza.
6. Sono io che sono sottosopra? O è la società che lo è? Perché mi sono guardato in tutte le
direzioni e non so come dirgli che non sto più bene. Ma la società sta guardando se stessa?
7. Scevra da ogni trucco, ti sto chiedendo di guardarmi, io sono questa. Riesci a vedermi? Riesci
a cogliere ognuna di queste sfumature di blu di cui è colorata la mia pelle nel dolore?
8. Desideravo tutta me stessa perdesse vita. Di notte, al momento di andare a letto, mi cantavo la
ninna nanna della morte e dipingevo blu nella mia testa, tutti i modi in cui avrei potuto attentare
alla mia vita.
9. Questo letto conosce ogni centimetro di me, ricorda il suono del mio cuore in tachicardia, il
mio respiro affannoso in preda al panico, il mio corpo in preda alle convulsioni, il sapore delle mie
lacrime, e quanto è comodo mi fa paura.
10. Il tuo corpo non mostra segni di questo dolore. Il mio corpo non mostra segni di questo
dolore. Questo letto nel reparto psichiatrico non ti spetta. Questo letto nel reparto psichiatrico
non mi spetta. Non puoi permetterti di essere malata. Non posso permettermi di essere malata.
Se tu tenti il suicidio vuoi solo attirare l'attenzione. Se io tento il suicidio voglio solo attirare
l'attenzione. L'ho detto bene?
11. Occhi vacui d’anima e bocca serrata. Continuare a non disturbare, restare nella stanza e
arrangiarsi (a respirare).
12. Blu occhiaie scavate dalle lacrime che ho pianto quando fuori splendeva il sole e io prendevo
la pioggia.
13. Ecco quello che hai sentito. Assolutamente niente. Niente di niente. Mentre io urlavo di
dolore, tu non hai sentito nulla, nulla assolutamente.
14. Lei, con il suo camice bianco, mi dice che questo non mi salverà, che non devo nascondermi
dietro una diagnosi e un farmaco, che è solo una questione di buona volontà. Grazie alla mia
buona volontà, lei non è il mio medico.
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