Quando si parla di accettazione di sé, è inevitabile pensare al fenomeno della Body Positivity.
Tutto ciò che circonda questo fenomeno, è legato al pensiero di sdoganare le malattie tipiche dei disturbi del comportamento alimentare, ed è vissuto in maniera ambivalente dalle persone.
Il mondo si divide in due categorie: chi appoggia la body positivity, e chi la condanna come un modo per giustificare un comportamento alimentare scorretto e dannoso.
Ma dietro la body positivity c'è molto altro. C'è tutto il processo che porta le persone ad attuare comportamenti alimentari scorretti e dannosi, e la loro prevenzione.
La body positivity non vuole incoraggiare le persone a giustificare un problema alimentare, né tantomeno normalizzarlo e renderlo accettabile. Nessuna malattia dovrebbe essere considerata normale o accettabile, e come ogni altro tipo di patologia, un disturbo alimentare va affrontato e curato.
La body positivity si propone di aiutare chiunque non abbia un fisico canonico ad accettare la sua forma, in modo da prevenire la non accettazione del proprio corpo, che porta ad attuare i comportamenti disfunzionali.
Quando un corpo, uno qualunque, si distacca da ciò che viene semiuniversalmente definito "normale", viene affiancato anche al concetto di "brutto".
Perché se il un aspetto ben preciso viene considerato bello, non è di certo difficile arrivare alla conclusione che ogni altro - necessariamente - non lo è.
Ma non è così. Bello non è qualcosa di prescritto. Bello non è una categoria chiusa. Bello è tutto ciò che è vissuto davvero. Bello è un corpo minuto, flessuoso. Bello è un corpo abbondante, morbido. Bello è un corpo spezzato, mutilato. Bello è un corpo pieno di cicatrici, di coloro che hanno lottato con le unghie e con i denti per rimanere attaccati alla vita.
Ed è bello finché si sorride. Ed è bello finché non si piange più. Ed è bello finché ci si osserva e ci si ascolta.
Va benissimo guardarsi allo specchio e non piacersi, volersi migliorare, va bene. Non è sbagliato. È sbagliato permettere a quel nostro non piacersi di sopraffarci, di guidarci in un percorso di distruzione fisica, emotiva e mentale. È sbagliato permettergli di regolare la nostra vita, i nostri affetti, i nostri obiettivi e i nostri sogni. È sbagliato consentirgli di prendere il sopravvento su tutto il resto.
Ed è questo, precisamente, che la body positivity vuole ottenere.
Valentina Fois
Siamo abituati al vedere raccontati i DCA attraverso foto crude, come schiaffi a pieno viso. Dove si racconta la sofferenza il disagio, la paura, il giudizio.
Il corpo ritratto è solo, perché la solitudine accompagna queste patologie.
Ma questa volta no. Non siamo sole.
Siamo anime gentili con corpi che portano i segni delle difficoltà. Raccontiamo singolarmente le nostre storie ma insieme ne abbiamo scritto una nuova.
Accudimento, compassione, sostegno. La forza per amare quelle che siamo, e che da sole non riusciamo a fare, è arrivato attraverso gli sguardi, le carezze, gli abbracci, i sorrisi.
La protezione e la forza trasmessa l’una all’altra è la dimostrazione che non siamo sole, non siamo sbagliate.
Siamo uniche e immensamente belle
Valentina Albanese
Ho paura di non essere all'altezza, di non essere abbastanza
Ho paura, paura.
Paura di quello che vedo, che sento, che tocco.
Mi muovo piano, silenziosamente, come un cucciolo appena sveglio.
Succede qualcosa.. mi accorgo di non essere da sola e percepisco le stesse paure, le stesse fragilità negli occhi delle altre.
Siamo insieme, noi. Vicine, troppo vicine.
Siamo simili e lo capiamo con un solo sguardo.
Siamo coraggiose, noi.
Stefania Parisotto
Il dolore lascia traccia.
La fotografia anche.
In passato ho sofferto di disturbi alimentari, ora sono una fotografa.
E poiché quel dolore lo ricordo ancora bene ho imparato a
fotografare me stessa, per trasformare, alleggerire quella traccia di dolore, per ridare al mio corpo la cura, l'attenzione e l' importanza che gli ho tolto per molti anni. E amo fotografare le donne lontane dalla conformità per lo stesso motivo. Provare ad aiutarle a vedere il loro corpo, a sentirlo, a percepirlo in un modo diverso, più profondo nella sua unicità.
La fotografia non cura, ma unisce, rafforza, aiuta ad uscire dall' isolamento.
Io ambisco a fotografare l' essenza di una persona e a mostrargliela in tutta la sua meraviglia.
Perché di questo abbiamo bisogno.
Di normalissima Meraviglia.
Barbara Cannizzaro
Queste sono le parole che le ragazze mi hanno scritto i giorni prima dello shooting a proposito delle loro aspettative:
Potente
Delicato
Terapeutico
Anima
Forza
Aiuto
Conforto
Protezione
Ombre